Previous professional competences and university students in initial training: a possible perspective


Abstract

Sappiamo che le Università in Europa sono state investite nell’ultimo decennio da profonde trasformazioni, innescate da mutamenti importanti della società, delle conoscenze e del mondo del lavoro e rilanciate da un lato dal cosiddetto Processo di Bologna, che mira a costruire lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore e che coinvolge oggi la quasi totalità dei paesi del Vecchio Continente, e dall’altro dalle iniziative delle istituzioni dell’Unione Europea che rientrano nell’ambito di quella che è nota come Strategia di Lisbona, che si pone l’obiettivo più generale di creare in Europa una “economia basata sulla conoscenza competitiva e dinamica”. Con l’intento di valorizzare la conoscenza – intesa dunque come bene primario – comunque acquisita, nell’ottobre del 2000, la Commissione Europea ha affermato, in uno specifico Memorandum (Commissione Europea, 2000), il paradigma del Lifelong Lifewide Learning, secondo cui ogni individuo è sempre in apprendimento, durante tutto l’arco dell’esistenza (lifelong) e in tutti i suoi aspetti (lifewide). La Commissione ha voluto in particolare porre l’accento sulle forme di apprendimento diverso da quello formale (strutturato, con una figura docente e certificato a livello istituzionale, avente principalmente luogo nei tradizionali contesti di istruzione e formazione), parlando di apprendimento non formale (strutturato, con una figura di docente o facilitatore ma non certificato a livello istituzionale) e di apprendimento informale (non strutturato, emergente nei più diversi ambiti di lavoro e di tempo libero), considerandoli rispettivamente “sottostimato” e “completamente trascurato” (Commissione Europea, 2000, p. 9). In questo quadro generale, l’istituzione universitaria è stata chiamata a un duplice compito: prendere in considerazione la tipologia di studenti adulti e lavoratori, il cui numero appare crescente, da un lato venendo incontro alle loro esigenze in termini di supporto e flessibilità e dall’altro tenendo conto dei loro apprendimenti pregressi, riconoscendoli, validandoli e certificandoli, valorizzando in questo modo l’apprendimento non formale e informale, tipicamente quello acquisito nell’esercizio delle professioni.