Abstract
Da più anni si continua a parlare di programmazione e valutazione e se ne parla molto perché tali strumenti della didattica caratterizzano tutte le attività umane e in specie l’ambito della formazione. I quadri di riferimento e le loro modalità operative variano in base alla situazione sociale complessiva, al valore e al significato che viene loro assegnato nel processo di formazione, che è collegato all’evoluzione storica della ricerca, all’evoluzione delle teorie, alla strategia didattica attivata, alla prospettiva filosofica e culturale, al perché, al cosa e al come si programma e si valuta. Il problema della programmazione e della valutazione ha, infatti, radici molto antiche e si è sempre diacronicamente sviluppato in progress, in quanto ritenuto essenziale sia come regolatore e orientamento interno sia come controllo e verifica della validità dei vari sistemi scolastici, per cui si riferisce non solo alla qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti e alla certificazione delle competenze sociali, valide per tutta la vita, in un’ottica cioè di lifelong learning (apprendimento per tutta la vita) e di lifewide learning (in ogni luogo e momento della giornata), ma anche alla qualità dei sistemi e del servizio offerto dalle istituzioni scolastiche.